LA FIAMMA OLIMPICA ARDE DI NUOVO
Alle ore 11,00 italiane del 21 aprile 2016, giorno suggestivo anche perché ricorda il natale di Roma, l’attrice greca Katherina Lechou nei panni di sacerdotessa di Apollo, sulla spianata di Olimpia e tra i ruderi del Tempio di Hera, ha acceso con i raggi solari concentrati da uno specchio la fiamma olimpica destinata a raggiungere, con un viaggio di oltre 20.000 Km., il mitico stadio Maracanà di Rio de Janeiro nel quale, il 5 agosto prossimo, sarà acceso il tripode olimpico che arderà fino al successivo 21.
Si tratta di immagini e suggestioni che vanno dritte al cuore di ogni sportivo, di ogni vero sportivo che vede nell’evento agonistico il leale incontro e la sana competizione tra uomini e donne, senza alcun distinguo se non quello dell’autentico valore atletico e morale, ad onore proprio e dei propri Paesi, come recita il giuramento e come vissuto da tutti coloro che, nell’antichità e nei tempi moderni, hanno visto nelle gare sportive il vero veicolo di fratellanza ed amicizia tra gli abitanti del pianeta Terra.
Intere generazioni sono cresciute e spero continuino a crescere nel mito di Olimpia, nel sogno se non della medaglia quanto meno della partecipazione olimpica, traguardo ambitissimo, raggiungibile da pochi ma che rappresenta comunque una spinta ideale per una vera, impegnata ed appassionata pratica sportiva; la selezione che inizia già dagli anni giovanili ha indirizzato ed indirizza ciascuno verso discipline più o meno consone, verso traguardi più o meno alla portata ma non conta, quello che realmente conta è lo spirito con il quale si affrontano i sacrifici degli allenamenti e le intense emozioni delle gare, a qualsiasi livello.
Certo, ben due conflitti mondiali hanno bloccato le Olimpiadi dell’era moderna, mentre nell’antichità erano i Giochi a fermare le guerre, poi la profanazione diretta con il vile attacco agli atleti di Monaco 1992, poi i boicottaggi di esclusiva matrice politica, poi gli scandali legati al doping, ma tutti comprendiamo la differenza tra i tempi dell’Ellade faro di civiltà ed il 20°/21° secolo: il mondo si è evoluto (?) troppo radicalmente per tollerare paragoni, ma il mito è sempre vivo, pronto a trascinarci nel suo fascino ancestrale.
Certo, anche altre manifestazioni planetarie catturano l’attenzione di miliardi di appassionati, un esempio per tutti i mondiali di calcio, ma l’Olimpiade è un’altra cosa, la sua peculiarità non può avere confronti, costituisce un’attrattiva senza paragone, possiede un fascino ineguagliabile.
Questo rimane anche se il giocattolo si è aperto ed ha mostrato le sue squallide viscere, fatte di affarismo e di scandali nella stessa casa dello sport, nel tempio dove agli occhi dei veri sportivi veniva custodito il mito ed invece lo si profanava in maniera indecorosa, con il commercio delle candidature e la sottomissione dell’intero movimento ai voleri di qualche multinazionale, accumunando l’essenza dello sport alle bassezze della peggior politica: abbiamo così scoperto i metodi a dir poco torbidi per la scelta delle sedi dei Giochi, il lucro illecito per la realizzazione degli impianti, costruiti in tante occasioni letteralmente sulla pelle dei lavoratori addetti (e non è finita, delle condizioni di lavoro per gli stadi di Qatar 2022 si è occupata addirittura Amnesty International).
Il C.I.O. non si è mostrato molto diverso da F.I.F.A. e U.E.F.A, la logica del denaro e del potere, l’attaccamento alle poltrone sono evidentemente mali endemici, planetari e non sembra esserci alcun rimedio, alcun antidoto: la commistione tra affari e sport, ancor più di quella tra politica e sport, ha completato il cerchio, nella ricerca di un gigantismo sempre più spinto visto come veicolo per affari sempre più grandi e nel confezionamento di un prodotto sempre più appetibile dal punto di vista finanziario.
Del resto, così come per la politica mondiale, anche per il mondo sportivo ai massimi livelli le multinazionali condizionano tutte le scelte, sottraendole alla reale e libera volontà dei cittadini, intesi ormai soltanto come dato statistico: in questo quadro i recenti scandali in tema di doping, elevato a pratica sistematica da intere federazioni di nazioni anche molto importanti, vengono considerati un semplice dato di produzione, in una perversa equazione tra successo sportivo e ritorno economico.
Non di meno, la nostra tensione per il prossimo evento olimpico comunque sale, già stiamo contando atleti e squadre azzurre che hanno staccato il biglietto per Rio, la TV di Stato già lancia la volata per l’audience, molti già stanno facendo i conti sulla differenza di fuso orario per organizzarsi le dirette mentre i più fortunati (dati i costi proibitivi) hanno già in tasca passaggio aereo, tagliandi d’ingresso e camere d’hotel: il viaggio in Brasile, stavolta, ha connotazioni sportive, addirittura olimpiche, altro che ragazze di Ipanema.
I dirigenti delle varie Federazioni, al loro volta, rilasciano interviste con improbabili previsioni di medaglia e si accingono a trasvolate in prima classe ed in soggiorni in hotel a 5 stelle (minimo) il cui costo coprirebbe l’attività sportiva di base per intere regioni ma tant’è, bisogna fare bella figura, e pazienza se poi nel medagliere saremo dietro a Paesi di gran lunga più piccoli e con tradizioni sportive molto meno remote delle nostre, non produciamo più campioni, chissà perché, forse è colpa delle mamme, come ebbe a dire anni fa un dirigente di importante Federazione, per fortuna poi cacciato: è stato solo per caso che un recente incontro della nostra Serie A di calcio non c’è stato posto per nessun giocatore di passaporto italiano ?
In realtà è in discussione l’intera politica sportiva che il nostro Paese si è dato (o forse bisogna dire che non si è dato) abbandonando l’attività di base al suo destino, o meglio al destino del mercato: chi può fa sport, che non viene quindi sostenuto in alcun modo, neppure nella scuola che per tante Nazioni, Stati Uniti in testa, è la vera fucina dei campioni che poi ammiriamo, sia negli sport super professionistici che nelle altre discipline sportive; quindi azzeramento dei fondi per l’attività scolastica e smantellamento, oltretutto nella maniera più inelegante, delle Sedi provinciali del C.O.N.I. in una cieca e becera spending review che ha, ed ancor di più avrà, effetti nefasti e drammaticamente controproducenti in tema di spesa sanitaria per patologie da inattività fisica e da devianze.
Come Cittadini e come Panathleti riteniamo di avere la coscienza a posto per aver sempre pensato, detto e scritto queste cose, di aver sempre rivendicato il giusto posto e la giusta attenzione per la pratica sportiva diffusa, sana, corretta, aperta a tutti, pratica sportiva vista come palestra per la creazione di sportivi, e dunque di cittadini, migliori.
Abbiamo sempre sostenuto l’essenzialità e la centralità dello sport quale palestra di vita, al quale la collettività deve dare la giusta attenzione ed i mezzi necessari per esplicare la sua funzione, programmando nel tempo azioni ed interventi perché è solo l’oculata ed attenta programmazione che può dare, come in tutte le vicende umane, buoni frutti: lo stanno dimostrando una piccola squadra inglese, il Leicester che ha battuto club miliardari, e dalle nostre parti due splendide realtà, il Trapani Calcio e la Pallacanestro Trapani che i loro campionati li hanno già vinti, non solo in campo ma anche, e questo ai Panathleti piace molto, anche fuori dal campo.
Qualcuno ora forse si è accorto del pericolo verso cui corre la nostra società malata, qualche disegno di legge per il rilancio della pratica sportiva fa sperare (ma non troppo) in una rapida inversione di tendenza, prima che il baratro si spalanchi sotto il destino, non solo sportivo, di questo Paese, la cui posizione nelle varie classifiche mondiali è sempre più trascinata verso il basso.
Tuffiamoci comunque ancora nel sogno olimpico, amici carissimi, viviamo ancora in ogni caso quelle emozioni con la partecipazione e la condivisione che solo chi è sceso in campo può esprimere e godiamo dello spettacolo di tanti campioni, con la speranza di non vedere, almeno in campo, altre sozzure.
Mario Brunamonti